Prima di fare la doccia, dato che li conosco, vado in giro per casa annunciando a tutti che sì, sto per lavarmi. Poi vado in bagno. Due minuti dopo la coltre di vapore caldo in cui ho avvolto il bagno viene squarciata da un grido.
"Chi cazzo ha aperto l'acqua???"Sì, perché il getto di acqua a temperatura tale da lessare un uomo si è inspiegabilmente tramutato in ghiaccio che mi corre lungo la schiena. Comunque, mistero risolto, mia nonna che non aveva capito che stavo facendo la doccia. Anche se l'ho fermata in corridoio e gliel'ho sillabato in faccia. Va tutto bene, tanto ora potrò lavarmi in pace, no?
No, dopo pochi minuti altro sciabordio gelido sulle spalle. Mia madre, che, poverina, si è dimenticata che io ero sotto la doccia. Dannazione a lei. Il mio umore, che di solito migliora sensibilmente mentre l'acqua tiepida mi scorre sulla testa, è di nuovo al suo solito livello critico.
Bé, ho quasi finito, che altro potrebbe succedere?
Mia sorella entra in bagno, facendo uscire tutto l'amato vapore che avevo accumulato, pianta la porta aperta facendo entrare l'aria sensibilmente più fredda del resto dell'appartamento e espleta i suoi bisogni fisiologici. Poi si lava le mani. Con l'acqua calda. Molto, anzi, troppo lentamente. Quando inizio a cristarle dietro ridacchia, chiude il rubinetto e, appena mi calmo un po', lo riapre di scatto. Alla fine esce, giusto in tempo per far entrare un'ultima sventagliata di aria gelata. E io resto lì, con il profondo desiderio di non uscire dalla cabina, a calcolare quanto congelerò prima di raggiungere e indossare l'accappatoio.